L’importanza del Coenzima Q
Il nome è particolare, perfino brutto – coenzima Q o ubichinone -, però la sua utilità è indubbia. Ha un importante ruolo antiossidante, può migliorare i sintomi provocati dall’insufficienza cardiaca congestizia, può contribuire a ridurre la pressione sanguigna, può essere utile nelle prime fasi del morbo di Parkinson, può ridurre la frequenza di emicranie nei soggetti che ne sono esposti, può migliorare le prestazioni fisiche e alleviare la debolezza associata all’assunzione di statine.
Il coenzima Q è definito una simil-vitamina in quanto è presente negli alimenti ma viene anche prodotto nelle cellule stesse (si definiscono vitamine le sostanziatevi che l’organismo umano non riesce a produrre da solo.
La produzione del coenzima Q da parte delle cellule diminuisce con l’età o a causa dell’insorgenza di patologie croniche come quelle cardiache, il diabete, il cancro e il morbo di Parkinson. Per questo motivo è raccomandata l’assunzione del coenzima Q con l’alimentazione o l’uso di integratori disponibili sul mercato.
Il fabbisogno di coenzima Q varia dai 100 ai 300 mg al giorno. Può essere immagazzinato dall’organismo – che lo utilizza quando ce n’è la necessità – e dunque non deve essere assimilato con continuità.
In condizioni di buona salute, si raccomanda di non superare i 200 milligrammi (mg) al giorno, come indicato dal Ministero della Salute. Tuttavia, in alcuni casi, come ad esempio il morbo di Parkinson, la dose consigliata può essere molto più alta (1200 mg al giorno).
Il coenzima Q, si trova in alcuni alimenti quali: carne e frattaglie, soprattutto nel fegato; pesci grassi, tonno, salmone, sardine, sgombro; alimenti vegetali, cereali integrali, spinaci, broccoli, germe di grano e frutta secca.
La quantità presente in queste fonti alimentari, però, non è sufficiente per aumentare significativamente i livelli di coenzima Q nel corpo; per questo motivo sono disponibili integratori che, sotto il controllo del medico, potrebbero aiutare a trattare determinate malattie cardiache, nonché le emicranie e il morbo di Parkinson.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
Foto provvista di Common Creative License. Autore: jacqueline