Parità di genere, percorso ad ostacoli
Il cammino della parità di genere è un percorso a ostacoli. Quando si pensa di aver fatto un passo in avanti, puntualmente succede qualcosa che ci porta indietro. È di questi giorni la notizia che 19 grandi aziende italiane hanno ottenuto la certificazione del Gender equality index, l’indice internazionale realizzato annualmente da Bloomberg per misurare le performance delle grandi aziende sui temi della parità di genere e dell’inclusione.
È un numero significativo, tenuto anche conto dei nomi dei big player che vi sono compresi (tra gli altri, Poste Italiane, Telecom Italia, Leonardo, grandi gruppi bancari come Banca Mediolanum, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Unicredit), un numero che indica, almeno in prospettiva, un mutamento culturale del mondo dell’economia italiana.
Neanche il tempo per commentare positivamente la notizia, che ecco arrivare puntualmente la tegola: nel nuovo schema di decreto legislativo del Codice degli appalti è stato eliminato il riferimento alla Certificazione di Parità di Genere, il cosiddetto “Bollino Rosa“, quale requisito necessario o come ulteriore requisito premiale dell’offerta, in quanto unico strumento idoneo a certificare l’adozione di politiche tese al raggiungimento della parità di genere da parte delle organizzazioni.
Mentre i big player dell’economia nazionale muovo passi significativi in direzione della parità di genere, è proprio il Governo che consente alle imprese di disimpegnarsi dalla questione.
Ci domandiamo cosa si trovi di sbagliato nel chiedere alle imprese affidatarie di lavori pubblici di compiere passi in avanti verso un cammino comune e ben delineato dalle politiche di sostegno varate dall’Unione Europea a favore degli Stati Membri.
Auspichiamo che il nuovo Codice degli Appalti non sia un passo indietro rispetto a quanto ci chiede l’Europa.
Lina Arpaia
Responsabile Osservatorio della Parità di Genere Auser Puglia
Foto di Magda Ehlers: https://www.pexels.com/it-it/foto/decalcomanie-del-ritaglio-di-ragazzo-e-ragazza-1386336/