Bene confiscato alla mafia assegnato all’Auser di Brindisi e alla coop Eridano
Un faro di legalità si accende a Brindisi. Il Comune ha affidato al Circolo Auser e alla Cooperativa Eridano, in concessione gratuita, «Preso Bene», immobile confiscato alla mafia e riqualificato dall’amministrazione brindisina nell’ambito del progetto «Circolo della legalità» finanziato con i fondi dei Cantieri innovativi di antimafia sociale della Regione Puglia.
Il locale, ubicato in viale Commenda 160, ha un particolare valore simbolico, perché è stato al centro di un percorso partecipato che ha coinvolto diverse associazioni, tra cui l’Auser, che avevano aderito all’avviso di co-progettazione e co-realizzazione per il riuso sociale dello spazio con l’obiettivo di farne un luogo di aggregazione.
Tanto per fare un esempio, gli arredi sono stati realizzati dal laboratorio di falegnameria del cantiere di autocostruzione coordinato da LAN Architetture, che ha visto la partecipazione di cittadini e volontari, per rendere confortevole ed accogliente lo spazio.
Il percorso partecipato ha successivamente prodotto la pubblicazione dell’avviso da parte dell’amministrazione comunale per l’assegnazione della gestione dell’immobile a realtà del terzo settore, come stabilito dalla normativa dei beni confiscati. La procedura si è conclusa con l’assegnazione del bene all’ATS composta dalla cooperativa Eridano e dall’Auser di Brindisi.
«Una sinergia importante, nata già lo scorso anno tra le due realtà – spiega Adriana Policicchio, presidente di Auser Territoriale Brindisi – che ha portato all’aggiudicazione in ATS di un bene confiscato alla criminalità. Un particolare ringraziamento va rivolto per questo ai rispettivi presidenti, Francesco Parisi e Adolfo Tundo, il cui impegno e voglia di fare sono stati determinanti per raggiungere questo importante traguardo.»
«Preso bene» era stato presentato alla città il 15 febbraio scorso, data particolarmente significativa in quanto è il giorno della nascita del finanziere Antonio Sottile, vittima innocente delle mafie, che perse la vita insieme al suo collega Alberto De Falco la sera del 23 febbraio del 2000: durante il pattugliamento lungo la litoranea brindisina, furono speronati da un blindato dei contrabbandieri. I due finanzieri sono diventati simbolo di legalità: dal loro sacrificio scaturì la più imponente attività di contrasto al contrabbando e alla criminalità, denominata “Operazione Primavera”, che ne determinò la sconfitta.
[Le foto che illustrano l’articolo sono state realizzati da volontari di Libera]