D’Alberto (Auser Puglia): “Welfare culturale per contrastare la solitudine degli anziani”
Il presidente di Auser Puglia, Biagio D’Alberto, commenta con profonda preoccupazione i dati sull’aumento della mortalità degli anziani registrato nello scorso mese di luglio, un fenomeno che ha raggiunto livelli di guardia, particolarmente in Puglia. Di seguito il testo della sua nota.
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Ho letto con preoccupazione, ma purtroppo senza sorpresa, le dichiarazioni rilasciate a Repubblica del prof. Carlo Sabbà, primario del reparto di Medicina Interna e Geriatria del Policlinico di Bari, che ha attribuito non solo al caldo, ma anche alla solitudine e all’abbandono, il drammatico aumento della mortalità degli anziani registrato a luglio nella nostra regione (+50% a Bari, +35% a Taranto rispetto allo stesso mese dell’anno precedente).
La solitudine e lo stato di abbandono in cui versa molta parte della popolazione over 65 è un fenomeno gravissimo, ancor più perché non riconosciuto, silenzioso, praticamente rimosso nel sentimento comune. E non è soltanto un problema sanitario e sociale. Chiama in causa il modello con cui le nostre comunità si organizzano.
Da anni l’Auser vara durante i mesi estivi la campagna “Aperti per ferie” nella consapevolezza che in questa stagione, che vede le città svuotarsi e figli e parenti partire per le ferie, gli anziani sono ancora più soli, ancora più fragili.
I nostri circoli sono in prima linea con tante iniziative rivolte ad aggregare gli anziani, a offrire loro opportunità di socializzazione. Il welfare culturale è importante quanto quello sanitario e sociale.
Ma è necessario un intervento sistemico, che veda congiuntamente impegnati Regione, Comuni e Terzo Settore. Il welfare culturale deve diventare il banco di prova dei nuovi strumenti previsti dal Codice del Terzo Settore, la coprogrammazione e la coprogettazione. Noi siamo pronti a fare la nostra parte.
Biagio D’Alberto
Presidente Auser Puglia
… nessun Welfare culturale potrà contrastare quell’esclusione della vecchiaia dai maggiori contesti, e che questo accada nel periodo dell’indubbia maggiore evoluzione della persona, è ancora più frustrante.