Coprogettazione e coprogrammazione, strumenti di partecipazione e di democrazia
La coprogrammazione e la coprogettazione rappresentano una sfida, sia per il Terzo Settore che per le Amministrazioni Pubbliche. Un’opportunità da cogliere, in termini di democrazia e di partecipazione. Dei nuovi orizzonti aperti dal Codice del Terzo Settore si è parlato in un convegno tenutosi a Brindisi, ad iniziativa di Auser Puglia e delle Auser territoriali di Brindisi, Lecce e Taranto.
Ai lavori, che si sono svolti all’Istituto Alberghiero Pertini, davanti ad un folto ed attento pubblico, hanno partecipato tra gli altri il Presidente nazionale Auser Domenico Pantaleo, la segretaria dello Spi regionale, Eva Santoro, il Segretario generale Cgil Brindisi, Antonio Macchia, Michela Almiento, Segretaria generale Spi Cgil di Brindisi, Antonella Candito, segretaria generale Spi Cgil Taranto, Davide Giove in rappresentanza del Forum del terzo settore, il Presidente della Provincia di Brindisi, Toni Mattarelli, il Sindaco del Comune di Francavilla Fontana, Antonello Denuzzo, le presidenti territoriali Auser di Taranto, Isabella Matarrese, e Lecce, Lucia Scarafile, e rappresentanze di diverse associazioni Auser del territorio.
Il convegno è stato introdotto dal saluto della presidente territoriale di Brindisi, Adriana Policicchio, la quale ha messo in evidenza come con l’approvazione del codice del terzo settore si sia aperta una nuova stagione e nuove possibilità nella costruzione degli interventi del welfare sociale. «Amministrazioni pubbliche ed enti del terzo settore possono sperimentare nuovi strumenti di collaborazione sia per quanto riguarda la programmazione delle politiche sociali che per la progettazione dei servizi. L’Auser in questa sfida ci vuole essere, ma per esserci occorre acquisire nuove conoscenze e competenze: di qui l’esigenza di promuovere iniziative e momenti di approfondimento come quella di Brindisi.»
La relazione è stata svolta dal Presidente regionale di Auser Puglia, Biagio D’Alberto. «Il ruolo del Terzo Settore – ha detto – è in continua evoluzione, ma i nuovi orizzonti introdotti dalla riforma innescano processi innovativi che possono costruire modelli importanti di amministrazione condivisa. Dobbiamo sperimentare nuove forme sociali, nuove forme di rapporto tra i diversi attori delle politiche sociali. La coprogrammazione deve partire dalla conoscenza dei diversi bisogni; la coprogettazione deve individuare le migliori risposte possibili a questi bisogni, mettendo in campo sinergie e collaborazione tra la sfera pubblica e il Terzo Settore. Questi scenari non sono una novità per il Nord, mentre tanto c’è ancora da fare nel Mezzogiorno.»
D’Alberto ha espresso in proposito un giudizio positivo sul disegno di legge sul Terzo Settore su cui sta lavorando la Regione Puglia, e ha sottolineato il ruolo importante che in questa fase possono rivestire, in materia di politiche sociali, le Province. «Abbiamo bisogno di amministrazioni aperte in un momento in cui il ruolo del welfare pubblico è in continua regressione, mentre i bisogni aumentano. Il volontariato è chiamato a svolgere una funzione importante», ha concluso.
Il ruolo fondamentale delle associazioni è stato sottolineato anche dal presidente della Provincia di Brindisi, Toni Mattarelli, che ha ricordato come il legame tra associazionismo ed istituzioni locali sia stato decisivo per trasformare la sua cittadina, Mesagne, che è diventata la prima Capitale regionale della Cultura, dopo essere stata per diverso tempo capitale della criminalità organizzato. «Senza associazioni come l’Auser – ha concluso – Mesagne non sarebbe capace di affrontare positivamente determinate dinamiche».
Intervenendo in rappresentanza del Forum del Terzo Settore, Davide Giove ha espresso un giudizio positivo sul confronto tra Terzo Settore e Autonomie Locali: «discutere insieme rende più forti le stesse amministrazioni ma anche i soggetti che partecipano a tali discussioni.»
Al dibattito hanno partecipato la Segretaria regionale Spi Cgil, Eva Santoro («Gli anziani non devono essere visti solo come un problema, ma anche come una risorsa da valorizzare»), Antonio Macchia, segretario generale della CGIL Brindisi («il piano di sviluppo economico sarebbe dovuto essere un’occasione di crescita per il terzo settore», Gianna Caroli, presidente del circolo Auser di Cisternino («è necessario che il terzo settore impari a pensare in grande, ma per questo sono necessarie più risorse economiche»), Lucia Scarafile, presidente dell’Auser territoriale di Lecce che ha illustrato un progetto che si sta sviluppando nel territorio salentino che coinvolge ASL, Sindacato e associazioni.
A concludere il convegno è stato il Presidente Nazionale Auser, Domenico Pantaleo: «Coprogrammazione e coprogettazione devono aprire orizzonti più vasti e tendere ad obiettivi comuni. Il Terzo Settore non può sostituirsi all’intervento pubblico, ma nemmeno limitarsi a svolgere azioni in termini di pure carità. La carità è importante, ma non risolve i problemi. Dobbiamo riflettere sul fatto che le fasce di popolazione che vivono in condizioni di povertà si vanno allargando. La sussidiarietà dev’essere concepita come un grande strumento di democrazia rivolto prima di tutto ad assicurare i diritti. Abbiamo una regressione in tema di democrazia, il governo viene inteso sempre di più come strumento potere. Il terzo settore non può essere lontano da temi come quello della Pace, della convivenza civile, del diritto a manifestare nelle piazze.»
«Occorre coinvolgere i giovani – ha concluso Pantaleo -, abbiamo bisogno di un salto culturale e per raggiungere questo obiettivo è necessario semplificare il sistema. I nuovi strumenti introdotti dalla riforma del Terzo Settore chiamano lo stesso mondo dell’associazionismo ad un ruolo nuovo e diverso: non basta più offrire ed erogare servizi alle Amministrazioni, deve sapere proporre, progettare. In questo senso l’Auser ha tanta ricchezza e tanta esperienza da mettere in campo: dobbiamo partecipare ad esperienze di coprogrammazione e coprogettazione partendo dalle cose che sappiamo già fare, senza inventarci nulla.»
È evidente che è necessario una stretta intesa tra lo SPI ed AUSER.
Il primo per rivendicare ai tavoli istituzionali un welfare guardando con attenzione le fasce più deboli ed i secondi aiutare i cittadini bisognosi per un’equita’ sociale.